28 Ago Le grandi potenzialità del Made in Italy
di Luca Barchetti
Il convegno “L’impresa italiana nel mondo”
Il tema è di grandissima attualità. I paesi emergenti, infatti, registrano dei tassi di crescita economica sistematicamente più elevati di quelli europei e, allo stesso tempo, il loro livello di consumi è normalmente più basso. Inoltre, anche la struttura dei consumi appare profondamente diversa: mentre nei paesi sviluppati questa copre in pratica l’intera gamma delle possibili produzioni, nei paesi emergenti invece molti sono i prodotti che risultano ancora scarsamente diffusi. Detto ciò, è evidente che i mercati dei paesi emergenti costituiscono un importante sbocco per la produzione italiana.
Nel suo intervento Andrea Illy, presidente della Illy Spa (società che produce ed esporta in tutto il mondo il famoso caffè), ribadendo che il settore delle esportazioni rappresenta un filone importantissimo per la produzione italiana, afferma che il numero di imprese che attualmente svolgono sistematicamente attività di esportazione è relativamente basso.
È noto che lo stile italiano rappresenta, nel pensare comune, eccellenza creativa, capacità di produrre stile e soluzioni ingegnose. È noto, inoltre, che tutto ciò trova il suo fondamento in profonde ed antiche radici culturali.
Le attuali e più diffuse tecniche di produzione industriali sono in grado di raggiungere elevatissimi standard qualitativi di produzione a prescindere dal paese in cui sono realizzate. Quindi ciò che fa la differenza tra i diversi prodotti presenti sui mercati e, conseguentemente, ciò che orienta i desideri dei consumatori negli acquisti, non è individuabile nelle caratteristiche del cosiddetto prodotto di qualità o “buon prodotto”. Il fattore critico di successo è invece da ricercarsi in altri elementi ed in particolare nei beni intangibili quali l’estetica della merce e/o la qualità del consumo.
Nel mondo l’Italia ha un’immagine duplice: da un lato vi è l’aspetto istituzionale che rappresenta l’Italia pasticciona, quella della cattiva amministrazione del bene pubblico, quella degli scandali. Dall’altro lato c’è l’immagine dell’Italia quale centro di assoluto riferimento della bellezza legata all’arte ed al territorio, alla qualità della vita, all’ottimo cibo, ma anche all’ingegnosità ed alla creatività tipiche degli italiani.
L’Italian Style rappresenta un elemento di garanzia per il consumatore che induce fiducia nel prodotto in quanto sinonimo di bellezza, di bontà e qualità. Pertanto tutti i prodotti italiani, proprio in quanto tali, sono naturalmente ed intrinsecamente dotati di vantaggio competitivo poiché considerati dai consumatori più attraenti e/o migliori. Il commercio con l’estero, quindi, costituisce non solo una grande opportunità per le singole imprese italiane, ma anche una strada utile alla ripresa economica dell’intero paese.
La vendita dei prodotti italiani è anche un modo per diffondere i valori della cultura italiana e questi sono, al contempo, garanzia di qualità. Gli analisti stimano che per costruire e diffondere efficacemente un marchio (Brand Equity) in un determinato paese sia necessario investire cifre dell’ordine di 50 milioni di euro.
Tali disponibilità da investire non sono ovviamente alla portata di molte delle aziende che intendono internazionalizzarsi. Tuttavia, esistono altre strade per farsi conoscere all’estero: la costruzione di solide relazioni con i clienti internazionali e la successiva realizzazione di una rete di distribuzione commerciale selettiva ne è un esempio. Il paradigma è quindi il seguente: qualità del prodotto venduto / Marca (brand equity) / Distribuzione Selettiva (di un solo prodotto o gamma di prodotti appartenenti ad un solo marchio).
Gli imprenditori italiani che attualmente realizzano produzioni esportabili, consapevoli delle loro capacità, della qualità dei prodotti e del vantaggio competitivo tipico dei prodotti italiani, dovrebbero cominciare ad intraprendere la realizzazione di progetti commerciali di respiro internazionale.
Può aiutare far notare che nella promozione dell’export la collaborazione delle Istituzioni è comunque importantissima. L’ambasciatore Umberto Vattani, nel suo intervento, ha espresso forte preoccupazione per le vicende che hanno riguardato l’abolizione dell’Istituto per il Commercio Estero e la redistribuzione delle relative competenze tra diversi altri enti (vedi L. n°111 del 15/7/2011). “L’ente – ha raccontato il diplomatico – era stato fondato nel 1926 ad opera di Leopoldo Pirelli e si è caratterizzato per il sostegno concreto alle nostre esportazioni promuovendo incontri tra imprenditori nazionali ed esteri, accordi tra Stati e categorie di imprese, formazione del management per l’export”.
Vattani ha individuato, comunque, quelli che sono i possibili canali dell’internazionalizzazione delle imprese, citando l’importanza dei Distretti Industriali, quali luoghi in cui si realizzano forti sinergie tra imprese. In questi ambiti le imprese possono trovare molti spunti per realizzare delle efficaci strategie comuni, previa l’istituzione di relazioni di complementarietà quali l’introduzione di processi produttivi compatibili e funzionalmente collegati, tali da consentire il superamento dei limiti dimensionali che storicamente affliggono l’impresa italiana a causa di una normativa spesso troppo vincolante.
Anche le associazioni tra imprese (per esempio quelle di tipo consortile) possono essere utili a tale scopo: queste diventerebbero portatrici di interessi comuni e consentirebbero l’acquisto di maggiore visibilità. Sarebbe utile, quindi, prevedere dei meccanismi di sgravi fiscali, utili per sostenerne l’operato.
Non va dimenticato, inoltre, il fondamentale ruolo delle banche. Gli istituti di credito che hanno sportelli all’estero costituiscono un grande veicolo informativo ed un concreto punto di appoggio per tutte quelle imprese che intendono internazionalizzare i propri prodotti. Fondamentale ricordare l’importante servizio della SACE che, tra le altre cose, offre prestazioni assicurative per quelle imprese che intendono concedere delle dilazioni ai fornitori esteri.
A ben vedere, quindi, in Italia già esistono utili ed efficaci strumenti per l’internazionalizzazione. Si tratta quindi di individuare gli obiettivi e quindi mettere a punto gli strumenti che già esistono orientandoli al fine di ottenere gli scopi desiderati.
Ha concluso l’incontro, Raffaello Vignali, vicepresidente della Commissione Attività produttive della Camera, il quale ha sottolineato l’importanza delle reti di imprese (sia le grandi e piccole sia tra le imprese che intendono penetrare nei paesi emergenti attraverso adeguati sistemi di insediamento).
Le reti di imprese, infatti, consentono di cantierare progetti che altrimenti sarebbero impossibili da realizzare per la singola impresa. Vignali ha inoltre annunciato la presentazione di un progetto di legge per la tutela del Made in Italy che prevede l’istituzione di un ente governativo volto al conferimento di “marchi ufficiali” a quelle imprese che dimostrino di realizzare processi produttivi di qualità.
Grandi sono, dunque, le potenzialità delle imprese italiane. Sfruttarle, per il mondo imprenditoriale, può voler dire vincere una nuova sfida.